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I dialetti italiani – Intermedio #2

September 29, 2016 00:00 8.51 MB Downloads: 0
Versione con traduzioni Benvenuti su podcast italiano. Questo è il secondo episodio della serie intermedio e il tema di oggi sono i dialetti italiani, che a me interessano molto e che spesso causano dubbi (cause doubts) a tutti gli stranieri che imparano l’italiano. Forse sapete già che in Italia ci sono molti dialetti, e se siete già stati in Italia probabilmente vi siete resi conto di come non sempre il modo di parlare di persone di diverse regioni sia comprensibile (understandable, comprehensible) allo stesso modo. Magari capite senza problemi le persone di una regione, ma quando vi spostate (you move to.. / spostarsi = to move, not with the meaning of moving house = trasferirsi) in un’altra regione la vostra comprensione peggiora (gets worse) molto. Forse vi hanno detto che questo è causato dal fatto che in Italia ci sono molti dialetti. Bisogna fare una distinzione tra dialetto e accento. In inglese, per esempio, con “dialect” spesso si intende (we mean) “varietà di inglese”. In italiano però il dialetto è un’altra cosa. I dialetti in Italia, infatti, sono delle vere e proprie (actual) lingue separate, “sorelle” dell’italiano, ma diverse. Io, che abito in Piemonte (living in Piemonte / lit. "I, who I live.."), nel nord,, capirei molto poco se una persona mi parlasse in dialetto siciliano. In Italia, dunque, ci sono tantissimi dialetti. Quanti? Difficile dirlo, perché spostandosi anche solo di pochi chilometri ogni dialetto cambia leggermente, quindi potenzialmente ne potrebbero esistere migliaia (there could be thousands of them). L’italiano, come saprete (as you will/may know), deriva dal latino. Quello che forse non sapete è che l’italiano si parla da poco tempo. La base dell’italiano è il fiorentino letterario del 1300. Penso abbiate sentito parlare di (I think you might have heard of / lit. "heard talk about") Dante, il più famoso scrittore italiano. L’italiano viene definito spesso come “la lingua di Dante, che spesso viene chiamato “il padre dell’Italiano”. Infatti è stato uno dei primi a (one of the first to) scegliere di non scrivere solo in latino, ma anche nella lingua locale. Il suo capolavoro (masterpiece) “La Divina Commedia” fu scritto in fiorentino, ovvero la lingua di Firenze. L’importanza di Dante è stata così grande che di fatto (in fact) i letterati (scholars, intellectuals) di tutta Italia iniziarono a utilizzare l’italiano per comunicare e scrivere, lingua che però la gente comune non conosceva e non parlava. Persino a Firenze la lingua di Dante col passare del tempo (as time went on) cambiò moltissimo. In Italia c’erano molti piccoli regni (kingdoms) e stati, e in ognuno di questi (in each of these) il popolo parlava la propria lingua. Nel 1861 l’Italia si è unita, e l’italiano, basato sul fiorentino, è stato adottato come lingua nazionale a causa della sua importanza letteraria, ma ci è voluto molto tempo (it took a long time) prima che il popolo iniziasse a utilizzarlo. L’istruzione obbligatoria (compulsory education) per molti decenni non ebbe successo. Le guerre mondiali hanno in parte aiutato, in quanto persone da ogni angolo del paese dovevano comunicare tra di loro. Ma ciò che ha contribuito maggiormente alla (contributed the most to)  diffusione (the spreading) della lingua è stato l’arrivo della televisione negli anni ‘50. La televisione ha portato l’italiano in ogni angolo d’Italia. Per questo l’italiano è una lingua giovane: è utilizzato su larga scala (on a large scale) solamente da circa 70 anni. Oggi l’italiano è diffuso (widespread) praticamente ovunque in Italia. Nel 2006 il 91,8% di abitanti dichiarava (claimed) di parlare italiano. Ma i dialetti non sono morti: sono parlati maggiormente da persone anziane e in zone di provincia (ma non esclusivamente) e in contesti familiari e informali, meno in ambito lavorativo (working environment / ambito = scope, context, field). I dialetti sono però sempre meno (less and less) utilizzati. Io, per esempio,