Podcast Italiano è un podcast per aiutare chi sta imparando la lingua italiana attraverso episodi di vario genere e argomento.
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Mica - Usi colloquiali #6
Ciao a tutti, benvenuti su Podcast Italiano. Questa è la rubrica "usi colloquiali" e oggi parleremo di una parola che usiamo nel linguaggio colloquiale abbastanza di frequente (often).Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/6-micaIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram
Mica – Usi colloquiali #6
https://podcastitaliano.com/wp-content/uploads/2017/12/mica.mp3 DOWNLOAD Ciao a tutti, benvenuti su Podcast Italiano. Questa è la rubrica "usi colloquiali" e oggi parleremo di una parola che usiamo nel linguaggio colloquiale abbastanza di frequente (often). Questa parola è 'mica'. Avete mai sentito frasi come "Puoi mica farmi un favore?" o "Non parla mica l'inglese Gianni "? Può darsi (=forse, maybe)che le abbiate già sentite. Ma che cosa vuol dire questa strana parola 'mica'? "Mica" viene definito dal dizionario Treccani come "un "avverbio di negazione" che ha la funzione di rafforzare (intensify) la negazione della frase. Prendiamo come esempio la frase di prima: "Non parla mica inglese il tuo amico". Normalmente in italiano diremmo "Non parla l'inglese il tuo amico". La funzione di "mica" è quella di rafforzare la negazione, un po' come lo fanno anche altre parole come 'affatto' ("Non parla affatto l'inglese"), 'assolutamente' ("non parla assolutamente l'inglese"), 'per niente/nulla' ("non parla per niente inglese"). Se per caso (by any chance) avete studiato il francese, saprete che nel francese scritto (nel parlato non si usa quasi mai) si usa una doppia negazione: ne e pas. Solitamente nel parlato si usa solo "pas" che corrisponde al nostro 'mica', ma nello scritto c'è una doppia negazione. "Il ne parle pas anglais" - "Non parla mica inglese". La struttura è la stessa: 'ne' corrisponde a 'non', mentre 'pas' corrisponde a 'mica'. Ma torniamo all'italiano, perché questo è Podcast Italiano e non Podcast Français e vediamo come continua il dizionario Treccani. “È tipico dell’uso parlato e informale ed è quindi sconsigliabile nello scritto” Dunque sconsiglia (advises against) di usarlo quando si scrive. Va benissimo usarlo quando parliamo ma è meglio evitarlo quando scriviamo con un linguaggio formale; si può usare invece quando cerchiamo di essere ironici. Ma qual è l'origine di "mica"? 'Mica' è la briciola (crumb). La briciola (o le briciole) è ciò che rimane quando mangiamo per esempio il pane. I resti di ciò che mangiamo, qualcosa di piccolissimo, minuscolo, che col suo significato praticamente annulla (cancels) il verbo che affianca (a cui è vicino); 'mica' è qualcosa di insignificante, simile in un certo senso a '(per) niente'. "Non mi piace per niente" - "Non mi piace mica". Perché 'mica' è simile a 'niente', è qualcosa di piccolissimo. 'Per niente' è più forte di 'mica', secondo me. Ma 'mica' secondo Treccani, ha un significato vagamente sprezzante (contemptous, scornful), perché compie un paragone (draws a comparison) con qualcosa che non ha valore, come la briciola, che è così piccola e insignificante che non ha nessun valore. A quanto pare è un uso antichissimo, che si trova già in latino, e che esisteva anche in francese con la parola 'mie'. Oggi però il francese usa 'pas'. Rivediamo dunque la funzione di "rafforzativo", quella forse principale, di cui abbiamo parlato. 1. = affatto, rafforzativo della negazione - Carlo non lo sa mica il russo - Non ho mica capito che cosa mi ha detto il tuo amico - Non l’ho mica fatto apposta (on purpose)! In tutte queste frasi si può anche fare un inversione, dunque potrete sentire anche le seguenti versioni: - Mica sa il russo Carlo - Mica ho capito che cosa mi ha detto il tuo amico - Mica l'ho fatto apposta! 'Mica' però ha anche altre funzioni, vediamo quali sono. Per esempio si può usare per chiedere informazioni o fare proposte in modo gentile (simile dunque a "per caso") 2. = per caso, per chiedere informazioni in modo gentile - Hai mica (per caso) visto Luca? - Sai mica dov’è via Garibaldi? - Potresti mica farmi un favore? E anche questo uso è molto molto usato nell'italiano parlato. Vediamo un terzo uso, ovvero "mica" usato quando siamo sorpresi da qualcosa, oppure quando esprimiamo un apprezzamento di qualcosa che ci piace e diciamo "mica male!" (che corrisponde più o meno a "non male!") 3. = non, per esprimere sorpresa apprezzamento
"I miei", "ti pare", "fare a qualcuno" - Usi colloquiali #5
Ciao a tutti e benvenuti su Podcast Italiano, in un nuovo episodio di "usi colloquiali", questa serie di episodi in cui parliamo di espressioni colloquiali, comuni che possono rendere (make) il vostro italiano più naturale.Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/5-i-miei-ti-pare-fare-a-qualcunoIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram
“I miei”, “ti pare”, “fare a qualcuno” – Usi colloquiali #5
https://podcastitaliano.com/wp-content/uploads/2017/12/i-miei-ti-pare-fare-a-qualcuno.mp3 DOWNLOAD Ciao a tutti e benvenuti su Podcast Italiano, in un nuovo episodio di "usi colloquiali", questa serie di episodi in cui parliamo di espressioni colloquiali, comuni che possono rendere (make) il vostro italiano più naturale. Oggi parliamo di alcune espressioni che ritengo (deem, consider) curiose e che possono interessarvi se volete, appunto, parlare in maniera più naturale e colloquiale. Iniziamo subito parlando di "i miei", oppure "i tuoi", o "i suoi". Di che cosa sto parlando? Sto parlando dei "miei genitori". È molto comune infatti nel linguaggio colloquiale parlare di "i miei", "i suoi", "i tuoi" quando ci riferiamo ai genitori. Intuitivamente non direi però "i nostri", "i vostri", "i loro", mi sembra un po' strano e innaturale. Però le prime tre persone ("i miei", "i tuoi", "i suoi") si usano molto molto spesso nel linguaggio colloquiale. Facciamo dunque alcuni esempi. "Come stanno i tuoi? Non li vedo da un po' (= un po' di tempo)" "I miei sono in vacanza alle Maldive" "Sono andato a una festa a casa del mio amico. I suoi non c'erano e lui ha organizzato una festa con una cinquantina di persone. Hanno fatto festa (they partied) tutta la notte e hanno distrutto la casa.. ovviamente i suoi quando sono tornati non erano molto contenti" C'è anche un detto che recita (a saying that goes): "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi", in cui c'è appunto questa parola "tuoi" con il significato di "tuoi genitori". Questo detto significa: "passa il Natale con i tuoi genitori e la Pasqua con chi vuoi". Ad essere onesti penso che avrebbe più senso dire (it would make more sense to say) "Natale con chi vuoi, Capodanno (New year's day - new your's eve sarebbe "la sera di capodanno" or "la veglia di Capodanno", ma molto persone con "Capodanno" intendono la sera del 31/12) con chi vuoi" perché credo che la Pasqua la maggior parte delle persone la passi (spends it) in famiglia, mentre è a Capodanno, il 31 dicembre [intendo la sera di capodanno, perché capodanno è il primo giorno di gennaio], che di solito dopo una certa età i ragazzi festeggiano con i loro amici e non più con la famiglia. Comunque non importa, il detto dice che a Pasqua possiamo festeggiare con chi ci pare. "Ci pare". Mmh. Che cosa vuol dire "con chi ci pare?" Il verbo "parere" è solitamente è un sinonimo di "sembrare". "Mi pare strano = "Mi sembra strano" "Mi sembrava che il suo compleanno fosse il 21 agosto" = "mi pareva che il suo compleanno fosse il 21 agosto". "Sembrare" però è decisamente più comune di "parere". "Ieri Gianni mi è parso pensieroso (thoughtful)" = Ieri Gianni mi è sembrato pensieroso. Penso abbiate capito che sono sostanzialmente sinonimi. In questa accezione (meaning, sense), però, "passa (festeggia) la Pasqua con chi ti pare", "chi ti pare" significa "con chi vuoi". Non so la ragione etimologica, magari è sottinteso (implied) un altro verbo come "con chi ti pare giusto/opportuno (appropriate, suitable)". Non lo so, però si dice così. Facciamo altri esempi. "Fai quello che ti pare" = "fai quello che vuoi". "Vai dove ti pare, io non vengo con te" = "vai dove vuoi, io non vengo con te". In queste frasi dove ci sono degli imperativi (fai, vai) "ti pare" mi sembra denoti (=indichi, indicates) un certo fastidio (irritation). La persona che dice queste frasi potrebbe essere un pochino infastidita (annoyed, irritated), un po' anche irritata. Dunque attenzione a usare "ti pare" in questo modo. La versione ancora più, in un certo senso,"infastidita", è questa costruzione: "ti pare e piace". Per esempio un bambino un po' insolente (sassy) potrebbe dire: "Io faccio quello che mi pare e piace" = ovvero "faccio tutto quello che voglio, non puoi dirmi cosa devo fare e cosa non devo fare, faccio tutto quello che mi pare e piace". Oppure, per esempio: "Non puoi dire quello che ti pare e piace alle persone, devi badare (look out for,
Che cosa vuol dire "ospite" in italiano? - Intermedio #12
Benvenuti su Podcast Italiano. L’episodio di oggi sarà dedicato all’etimologia, un argomento che mi interessa molto. Infatti voglio parlarvi di una parola italiana interessante, la parola "ospite".Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/che-cosa-vuol-dire-ospite-in-italianoIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram
Che cosa vuol dire “ospite” in italiano? – Intermedio #12
Benvenuti su Podcast Italiano. L’episodio di oggi sarà dedicato all’etimologia, un argomento che mi interessa molto. Infatti voglio parlarvi di una parola italiana interessante, la parola "ospite". “Ospite" in italiano ha due significati. La persona che ospita (in inglese “host”) La persona che viene ospitata. (in inglese “guest”) Vi dico subito che il secondo significato (quindi quello di persona ospitata) è molto più comune in italiano moderno. Però esiste un grado di ambiguità (a degree of amibiguity). È possibile infatti trovare dei casi in cui l'ospite è la persona che ospita qualcuno (dunque "host") in espressioni come "famiglia ospite", "paese ospite", "ospiti premurosi" (attentive, caring host). Facendo una ricerca su Google si nota come "famiglia ospitante" e "paese ospitante" siano decisamente più comuni di “famiglia ospite” e “paese ospite”, dunque questo è indicativo della tendenza (indicative of this trend, reflects this trend) della parola ospite a significare più che altro "colui che (he who - la persona che) viene ospitato" (guest) e non "colui che ospita" (host). Però queste espressioni, in cui "ospite" significa "host", sono comuni nella letteratura. Anche in biologia si parla di "organismo ospite" e "cellula ospite", ovvero l'organismo al cui interno (inside of which) si sviluppa un altro organismo. Perché esiste dunque questa ambiguità? È interessante andare a cercare l’etimologia della parola ospite. In latino esisteva la parola “hostis”, che inizialmente significava "straniero con diritti uguali a quelli dei cittadini romani". C’era un rapporto reciproco (mutual relationship) tra il cittadino romano e il cosiddetto “hostis”, un rapporto di ospitalità. Io ospito il mio “hostis” e un giorno questo “hostis” ospiterà me. La parola “hostis” deriva infatti dalla radice indoeuropea "Ghos-ti" (scusate per la mia pronuncia probabilmente sbagliata del proto-indoeuropeo), da cui deriva anche la parola inglese "guest". E già nel proto-indoeuropeo, all’interno di “Ghos-ti” c’era questo rapporto reciproco. Perfino la radice greca "xeno-" (che significa "straniero") in parole come "xenofobia" è imparentata con "ghos-ti". In latino “hostis” però con il tempo venne a significare "nemico". Uno straniero infatti poteva essere un nemico, pensate alle parole ostile (hostile), ostico (tough, difficult), osteggiare (oppose, thwart). O anche a un altro signficato delll’inglese “host”, il significato di “esercito” (anche in italiano tra l’altro c’è la parola arcaica “oste” che ha questo significato e deriva appunto da nemico, “hostis”). Si creò dunque un vuoto semantico (semantic void - non c'era più una parola che indicasse quella cosa). Il posto di “hostis” fu quindi occupato da una nuova parola "hostipotis", composta da "hostis" (che in origine significava "straniero", come abbiamo detto) e "potis" (signore, padrone - si pensi a "potere", "potenza", “despota”). Dunque “hostipostis” era il "signore dello straniero", "padrone dello straniero". Per chi conosce il russo - so che ho molti ascoltatori russi gost’, ospite, persona ospitata) ha la stessa radice di hostis (ghos-ti) e Gospod' (“Signore” in senso religioso, "Gesù Cristo") e "gospodin" (“signore” come persona di sesso maschile) sono molto simili al latino “hostipotis”. "Hostipotis", successivamente si riduce e diventa "hospes" e va a ricoprire il ruolo (fill the role) che aveva una volta “hostis”, prima che “hostis” assumesse il significato di “nemico”."Hospes" era colui che dava ospitalità a uno straniero, a un forestiero (out-of-towner). Ma tra colui che ospitava e colui che era ospitato si instaurava (si creava, was estabilished) un rapporto stretto: chi ospitava spesso ricambiava in futuro l'ospitalità. (returned the hospitality) Gli obblighi di ospitalità (hospitality duties) erano reciproci: e come abbiamo detto prima questa idea di reciprocità già esisteva nell’antica radice proto-indoeuropea "ghos-ti".
Come usare correttamente "infatti"? - Intermedio #11
Ciao a tutti. Benvenuti su Podcast Italiano, mi chiamo Davide e oggi vi parlerò di come si usa la congiunzione "infatti". Ho notato che molti stranieri non utilizzano "infatti" correttamente, dunque oggi cercherò di spiegarvi l'uso corretto.Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/come-usare-correttamente-infattiIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram
Come usare correttamente “infatti”? – Intermedio #11
Ciao a tutti. Benvenuti su Podcast Italiano, mi chiamo Davide e oggi vi parlerò di come si usa la congiunzione "infatti". Ho notato che molti stranieri non utilizzano "infatti" correttamente, dunque oggi cercherò di spiegarvi l'uso corretto. Partiamo da una prima considerazione. La parola "infatti" NON traduce l'inglese "in fact". O almeno, non lo traduce quasi mai. Questo magari non è sempre vero, ma di regola è meglio non tradurre "In fact" con "infatti". "In fact" in italiano corrisponde a "in realtà", "a dire il vero". Vediamo come si usa "infatti" in italiano, con alcuni esempi. "Ieri non stavo molto bene, infatti sono stato a casa" "Oggi piove, infatti non c'è nessuno per strada" "Oggi fa davvero molto caldo, infatti la neve si sta sciogliendo" Notate come l'ho usato? "Infatti" conferma ciò che ho detto e aggiunge delle informazioni. Queste informazioni sono una conseguenza logica della prima affermazione (statement) "Fa caldo, quindi/infatti la neve si sta sciogliendo (is melting)". "La neve si sta sciogliendo" è un'informazione in più, extra, che fornisco (which I'm providing), ed è una conseguenza logica del caldo. Vediamo altri esempi simili che ci possono aiutare a capire come si usa: "Il museo era molto interessante, infatti siamo rimasti 5 ore a visitarlo" "La lezione era di una noia mortale (incredibly boring), infatti molti studenti dopo un'ora hanno iniziato ad andarsene" "Sentendo il suo accento pensavo fosse tedesca, infatti mi ha detto che è di Dusseldorf" In tutte queste frasi facciamo un'affermazione e poi aggiungiamo delle informazioni che sono una conseguenza logica. Se vogliamo trovare una parola inglese per tradurre "infatti" userei "indeed", e non "in fact". "Infatti", però, spesso non si usa come congiunzione tra due frasi, ma come risposta. Ho confermato questo facendo una ricerca nelle mie chat di Whatsapp. È un modo interessante di vedere come uso in modo reale le parole. Vi faccio alcuni esempi. "Oggi piove?" "Sì, infatti non penso andrò al mare" "Fabio non è venuto alla festa" "Eh, ma infatti aveva detto che non sarebbe venuto" "Hai ascoltato il nuovo episodio di Podcast Italiano?" "Sì, infatti adesso so come si usa la parola "infatti"" In alcuni casi la parola "infatti" può essere usata come esclamazione (exclamation, interjection). Se conoscete l'inglese in questo caso è simile alla parola "Indeed!" "Oggi il tempo è bellissimo, sarebbe bello fare una gitta. Peccato dover rimanere chiusi in casa a studiare" "Sì, infatti!" "Mi hanno parlato di questo film come qualcosa di fantastico (something fantastic), ma io mi sono un po' annoiato a dire il vero" "No, infatti io l'ho trovato molto noioso. Mi sono addormentato a metà" "È meglio iniziare a pensare ai regali di Natale presto quest'anno, se no ci dimentichiamo e dobbiamo comprarli all'ultimo (at the last minute)" "Eh, infatti. Domani compro i regali per i miei parenti" Ok, spero abbiate capito come si usa "infatti". Ora vediamo invece come NON si usa "infatti", ovvero gli errori più comuni. "Pensavo fosse spagnolo, ma infatti era tedesco" Molte persone (straniere) usano "infatti" in questo modo ma non è giusto, perché un italiano qua direbbe: "Pensavo fosse spagnolo, ma in realtà/a dire il vero era tedesco". "Infatti" non si può utilizzare in questo modo. "Le persone pensano che i pomodori siano una verdura, infatti sono un frutto" Anche questo frase non è corretta, perché in italiano si dice: "Le persone pensano che i pomodori siano una verdura, (ma) in realtà/a dire il vero sono un frutto" Spero abbiate capito come NON si usa infatti. Utilizziamo l'inglese per capire la differenza tra "in fact" e "infatti", che spesso confonde gli stranieri secondo me. Spero non vi dia fastidio che uso un po' di inglese. Prendiamo un mini-dialogo inglese. - Italian cars are supposed to be great. - In fact, they aren't. They are horrible! In italiano diremmo:
Regalami un anello piuttosto che una sciarpa - Usi colloquiali (ma neanche troppo) #4
Ciao a tutti, mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano. Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/4-regalami-un-anello-piuttosto-che-una-sciarpaIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram
Regalami un anello piuttosto che una sciarpa – Usi colloquiali (ma neanche troppo) #4
https://podcastitaliano.com/wp-content/uploads/2017/10/regalami-un-anello-piuttosto-che-una-sciarpa.mp3 DOWNLOAD Ciao a tutti, mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano. In questo episodio voglio parlarvi di un particolare uso linguistico che sta prendendo piede (catching on) in italiano. Mi riferisco alla congiunzione "piuttosto che" (rather than) utilizzata in un modo particolare, nuovo, che vi spiegherò. Ma partiamo prima di tutto dalla parola "piuttosto" utilizzata da sola, per ricordarvi come si usa. Dunque partiamo da alcuni esempi: - Ho letto il libro ma non è stato facile finirlo. Il linguaggio è piuttosto complicato. (=molto complicato) - Non ho voglia di andare in spiaggia, piuttosto faccio una passeggiata in centro. (piuttosto faccio= preferisco fare) Vediamo ora l'uso tradizionale di "piuttosto che". - Non mi piace molto la musica classica. Preferisco andare ad un concerto rock piuttosto che a uno di violino. - Mio figlio è proprio pigro, fa mille cose piuttosto che/di studiare. Questo è l'uso tradizionale. Piuttosto che è sinonimo di "invece che/di", "anziché". Scelgo A e non B. Scelgo A piuttosto che B/invece che B/anziché B. Ora vediamo come viene utilizzato sempre più spesso. - Gabriele ama molto la musica e ascolta un sacco di generi. Va a molti concerti di artisti rock, piuttosto che rap, piuttosto che di musica elettronica, piuttosto che pop. - Ci sono un sacco di belle città che potremmo visitare: Roma, piuttosto che Parigi, piuttosto che New York, piuttosto che Shanghai. Dunque "piuttosto che" in questo significa semplicemente "o", "oppure". Si dice che ha acquisito una funzione "disgiuntiva" ovvero la funzione di "o". Sono possibili tutte le opzioni: l’opzione A, l’opzione B, l’opzione C. L’uso più comune di “piuttosto che” utilizzato in questo modo “disgiuntivo” è quello di elencare diverse possibilità, quando nel linguaggio scritto useremmo semplicemente delle virgole. "Potremmo andare in pizzeria, al sushi, (o) al ristorante spagnolo" "Potremmo andare in pizzeria, piuttosto che al sushi, piuttosto che al ristorante spagnolo" La pizzeria, il sushi e il ristorante spagnolo sono tutte alternative possibili. Non sto esprimendo una preferenza per la pizzeria o per il sushi, sto elencando le possibilità. A o B o C. Solitamente il contesto e l'intonazione aiutano a capire il significato di “piuttosto che”, quale “piuttosto che” stiamo utilizzando. Facciamo degli esempi. "Amo la natura: nei weekend vado sempre al mare piuttosto che in montagna". Sia mare che montagna sono "natura", ovviamente in questo caso “piuttosto che” significa "O al mare O in montagna", non "vado sempre al mare e non vado mai in montagna". “Mi piace molto uscire la sera e andare al cinema piuttosto che andare in discoteca.” Anche qua si tratta due alternative possibili, non stiamo escludendo la discoteca a favore del cinema. Dunque anche qui si tratta di questo nuovo utilizzo di “piuttosto che”. “Andiamo in Spagna quest’estate piuttosto che in Francia. Siamo già stati in Francia molte volte” In questo caso il significato è “Andiamo in Spagna INVECE di andare in Francia”. Dunque questo è l’uso classico, tradizionale, e anche corretto (secondo i dizionari e l’accademia della Crusca) di questa congiunzione. Ciononostante in alcuni casi possono sorgere delle ambiguità. Pensiamo a una frase di questo tipo: "Per il mio compleanno potresti regalarmi un anello, piuttosto che una sciarpa". Cosa devo fare? Regalare un anello E NON regalare una sciarpa oppure posso scegliere, tra l'anello e la sciarpa? Quindi va bene sia l’anello che la sciarpa? O uno o l’altro? Che cosa mi viene chiesto in questo caso? La frase è un po’ ambigua. È proprio per questa ambiguità che a molti "puristi" della lingua italiana (tra cui la famosa "Accademia della Crusca") questo utilizzo non piace per niente. Se “piuttosto che” può significare sia "invece di" sia "oppure" alcune frasi possono essere ambigue, non del tutto chiare.
Tre errori frequenti fatti dagli stranieri in italiano - Intermedio #10
Ciao a tutti, mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano.Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/tre-errori-frequenti-fatti-dagli-stranieri-in-italianoIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram
Tre errori frequenti fatti dagli stranieri in italiano – Intermedio #10
Ciao a tutti, mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano. Oggi volevo parlarvi di alcuni errori che gli stranieri quando parlano italiano fanno molto spesso, ma che si possono correggere semplicemente. Mi riferisco (I'm talking about, I'm referring to) ad errori molto diffusi, che sento fare da molti dei miei studenti o molte delle persone con cui parlo italiano. Ovviamente ci sono tanti errori che sono difficili da correggere, magari perché si tratta (=sono, riguardano) di regole grammaticali complicate, di particolarità dell'italiano, verbi irregolari, preposizioni difficili da memorizzare, ecc. È normale fare errori e, anzi, farne è l'unico modo di migliorare e farne sempre di meno (fewer and fewer). L'unico modo di non fare errori è non parlare proprio, che non è una strategia molto efficace, come potrete capire. Dunque è normale fare errori o, come diremmo in maniera colloquiale, "ci sta" (it's ok to) fare errori. È comprensibile e, anzi, è necessario. Avendo fatto questa premessa (having made this premise) però, voglio aiutarvi a non fare alcuni errori semplici. Penso che non farli potrebbe aiutarvi a rendere il vostro italiano più naturale. E dunque ne ho scelti tre tra i più comuni: 1 - Sono di Germania tedesco, vengo da dalla Germania Molte persone che imparano l'italiano quando si presentano (introduce themselves) dicono "Sono di Germania", "Sono di Russia", "Sono di Francia", oppure "Vengo da Germania", "Vengo da Russia", "Vengo da Francia" ecc. In italiano non diciamo così. Nel 90% dei casi diremmo la nazionalità, dunque "Sono tedesco", "Sono russo", "Sono francese". O, al limite, "Vengo DALLA Germania", "DALLA Russia", "DALLA Francia". Tuttavia, è più naturale dire la nazionalità. "Sono di" si usa quando parliamo della città da cui veniamo. "Sono di Roma, "di Mosca", "di Londra"." Sono russo e sono di San Pietroburgo Sono tedesco e sono di Amburgo. Sono spagnolo e sono di Siviglia. 2 Vivo in a Londra Ovviamente al posto di "sono di" possiamo dire "vivo" o "abito" ". Ma l'errore - e questo è il secondo errore che ho scelto - l'errore che viene fatto è usare la preposizione "in" al posto di "a". Alla domanda "Dove vivi?" si risponde "vivo a Londra", "a Madrid", "a Torino", non "vivo in Londra/Madrid" ecc. es. Sono americano. Sono di New York ma adesso vivo A Los Angeles. Sono brasiliano. Sono di Rio Janeiro ma ora abito A Recife. Sono australiano. Sono di Melbourne ma adesso vivo a Sydney. 3 - Io sono tedesco Il terzo errore, anche se in realtà non si tratta (=non è) di un errore in senso stretto (per se, in a narrow sense), è parlare utilizzando i pronomi personali soggetto (io, tu, lui, ecc.) In italiano non è necessario dire "Io sono tedesco", "Io abito a Mosca", "io mi chiamo Paolo", "io ho vent'anni". Infatti capiamo a chi ci si riferisce dal verbo e dal predicato. es. SonO tedescO. "IO sono tedesco", ovviamente. È italianA. "LEI è italiana". Siamo andatI al parco. "NOI siamo andati". Dunque capiamo dal verbo e da come termina il predicato. È molto innaturale utilizzare il soggetto nelle frasi, dunque, di regola, non fatelo. Il pronome personale si usa per dare enfasi al soggetto. Provate a capire la differenza tra questi due dialoghi: - Tuo fratello è andato a comprare il pane? - Sì, ci è andato. - È andato tuo fratello a comprare il pane? - No, ci sono andato IO. Oppure: "No, IO ci sono andato". L'intonazione è molto importante. Come vedete "IO" serve a indicare che non è andato LUI, sono andato IO. In questo caso è necessario utilizzare il pronome personale soggetto. In altri casi, quando diamo informazioni generali, è superfluo (unnecessary, redudant). "Mi chiamo Andrea, ho 25 anni, sono italiano e abito a Roma". Non c'è nemmeno un pronome. "Oggi mi sono alzato, ho fatto colazione, sono andato in banca, sono tornato a casa, ho pranzato, ecc." Come vedete non c'è nemmeno l'ombra di (there is no trace of) un pronome.
Piacermi mi è piaciuto - Usi colloquiali #3
Ciao a tutti, bentornati su Podcast Italiano.Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/3-piacermi-mi-e-piaciutoIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram
Piacermi mi è piaciuto – Usi colloquiali #3
https://podcastitaliano.com/wp-content/uploads/2017/10/piacermi-mi-c3a8-piaciuto.mp3 DOWNLOAD Ciao a tutti, bentornati su Podcast Italiano. Mi chiamo Davide e oggi volevo parlare di un uso colloquiale molto interessante, un uso grammaticale particolare. Non so come si chiami questa costruzione, non sono riuscito a capire come si chiama. Proverò comunque a spiegarla dandovi diversi esempi, sperando di riuscire a darvi un'idea di come si usa. Non è importante il nome, ma come si usa. Iniziamo subito con alcuni esempi: "Hai studiato per l'esame?" "Studiare ho studiato, però non mi sento pronto per l'esame" "Valentina è andata a scuola?" "Andarci ci è andata, però non si sentiva molto bene" "Capisci il tedesco?" "Quando mi parlano in tedesco capire capisco, però rispondere è molto più difficile" "Ti è piaciuto il film ieri sera?" "Piacermi mi è piaciuto abbastanza, però mi è sembrato decisamente troppo lungo (way too long)" "Ti piacerebbe venire al mare con noi questo fine settimana?" "Guarda, piacermi mi piacerebbe molto, ma ho un sacco di lavoro da fare" "Andrai alla festa di Luca?" "Andarci ci andrò, però non penso mi fermerò molto (I don't think I will stay long)" Come potete osservare in tutte queste frasi la struttura è la seguente: infinito + verbo coniugato. Studiare ho studiato; capire capisco; andarci ci andrò. Tutte queste frasi funzionano perfettamente senza l'infinito all'inizio. Non serve usare l'infinito, ovviamente. Es."ho studiato, però non mi sento pronto per l'esame", "Mi piacerebbe ma devo lavorare". Ovviamente non è necessario dire "studiare ho studiato" oppure "piacermi mi piacerebbe". Ma qual è dunque la funzione di questo infinito all'inizio? Innanzitutto l'infinito dà alle frasi una sfumatura (nuance) decisamente colloquiale. Questa costruzione è per lo più (mainly, for the most part) utilizzata nel linguaggio orale. Quando utilizziamo questa costruzione solitamente rispondiamo in modo affermativo (quindi diciamo di sì) alla domanda che ci viene fatta, aggiungendo inoltre un'informazione che non è richiesta. Non ci chiedono questa informazione ma noi la diamo. Almeno così è come spiegherei io questo utilizzo. Se alla domanda "capisci il tedesco" rispondessimo "Sì, lo capisco" non sarebbe necessario aggiungere altro. Se invece la risposta fosse ("Capire capisco") ci aspetteremmo una continuazione della frase solitamente introdotta da una frase cosiddetta "avversativa", ovvero una frase introdotta da "ma", "però", "tuttavia". Solitamente la continuazione ridimensiona (puts into perspective), la nostra risposta affermativa. Ovvero, il nostro sì è meno "forte", in un certo senso." Sì, è vero che capisco il tedesco", però voglio espandere la mia risposta e darle una sfumatura che renda il mio sì meno netto (less clear-cut), meno forte. C'è qualche elemento in più che è importante per la risposta. Il mio "Sì" è meno forte. Se conoscete l'inglese, questo uso è simile a "did + l'infinito". "Do you understand German?" "I mean, I do understand it, but speaking it is much harder". "Are you going to Luca's party?" "I mean, I'm going, but I won't stay long" Vi faccio qualche altro esempio. "Sei andato a votare alle elezioni?" "Ma, votare ho votato, però so già che non cambierà niente" "Hai preparato la torta?" "Prepararla l'ho preparata, però non so com'è venuta" "Hai parlato poi con il professore?" "Parlarci ci ho parlato, ma non ha risolto i miei dubbi" "Ti sei iscritta al concorso (contest, or competitive exam)?" "Iscrivermi mi sono iscritta, ma non credo di avere speranze di vincere" Nella domanda mi chiedi se ho fatto qualcosa. Nella risposta non mi limito a dirvi (I'm not just telling you) che ho effettivamente compiuto (carried out, completed) l'azione, ma aggiungo una sfumatura negativa o di incertezza. Dunque, come abbiamo detto, il mio "sì" è un po' meno forte. "Sì mi sono iscritta, ma non credo di avere speranze". "Sì, ho parlato con il professore ma non ha risolto i miei dubbi", "sì,
Avanzato #7: Gli anglicismi in italiano
Benvenuti su Podcast Italiano.Mi chiamo Davide e in questo episodio discuteremo gli anglicismi, ovvero quelle parole inglesi utilizzate sempre più spesso nella lingua italiana.Trascrizione:https://podcastitaliano.com/podcast-episode/7-gli-anglicismi-in-italianoIl mio ebook gratuito, ’50 modi di dire per parlare come un italiano’ Fai una donazione Fai una lezione di italiano su Italki e ricevi 10 $ in crediti Il mio canale YouTube Dai un’occhiata al merchandise (e se compri qualcosa puoi mandarmi una foto per email :D) Facebook Instagram